Superlega, il giorno del giudizio: oggi la Corte UE decide il calcio del futuro

Il progetto portato avanti da Real, Barça e “vecchia” Juve nel 2021 contro l’Uefa: sarà una sentenza storica

Fabio Licari

21 dicembre 2023 (modifica alle 07:31) – MILANO

Comincia tutto la notte buia e tempestosa di Montreux, il 19 aprile 2021. Ma in realtà quello è soltanto l’atto finale, la proclamazione dilettantesca di un torneo che muore subito, quindi si reinventa rivolgendosi alla Corte di Giustizia UE che oggi, verso le 10.30, dirà “Superlega no-Superlega sì”. Premesso che i giudici europei possono rispondere “nì”, aprendo un nuovo capitolo, la verità è che la Superlega è una vecchia fascinazione: è la spinta per trasformare la Coppa Campioni in Champions, si ripropone (fallendo) nel 2006 col G-14, torna a cospirare nel 2021, quando Gazzetta e Times rivelano il progetto finanziato dalla banca americana J.P. Morgan, stranamente simile a quello di Montreux.

il progetto

—  

Il 21 gennaio 2021 si scopre che i club guidati da Real e Barça (la vecchia Juve si nasconde) preparano un torneo a 20 squadre: 2 gruppi da 10, 18 gare di andata e ritorno, dai quarti eliminazione diretta. Minimo 18, massimo 23 partite. Premi da 55 a 240 milioni per club (totale 4 miliardi). A inviti, naturalmente. Gioca chi porta il pallone. Il calcio reagisce. Andrea Agnelli l’8 marzo, da presidente Eca, illustra la Champions a 36 a cui ha lavorato col presidente Uefa Ceferin: “Sono coinvolto nei progetti Uefa. Se alcuni club hanno lavorato da soli su qualche progetto, credo si fermino qui”.

la contraddizione

—  

Parole scolpite nella sabbia. Neanche due mesi dopo, nella notte tra il 18 e il 19 aprile, è Agnelli, col madridista Florentino Perez, il frontman della Superlega proclamata prima che cominci il Congresso Uefa di Montreux (Svizzera). Ceferin non ha capito che Agnelli stava lavorando su due tavoli. Secondo il New York Times gli scissionisti speravano che Nyon offrisse il pretesto per la rottura. Il pretesto non c’è, i ribelli si accorgono che non c’è più tempo e fanno tutto di fretta. Agnelli, che è nell’Esecutivo, non si presenta, fa dire dalla moglie che è occupato, poi spegne il cellulare. A Montreux fanno 2+2: allora è vero che c’è qualcosa sotto. Nella notte il comunicato. Un golpe. L’Uefa è sotto choc. Dodici top club minacciano la rottura.

LA SUPERLEGA NASCE E MUORE

—  

Real, Barça, Atletico, Juve, Milan, Inter, City, United, Chelsea, Arsenal, Tottenham, Liverpool ci sono tutti. Hanno in mente un torneo a 20 squadre, 15 fisse e 5 inviti: ma sono 12 e non 15 perché Bayern, Borussia e Psg hanno detto “no”. La Superlega sembra inarrestabile. Soldi, nomi, fascino. Non ha fatto i conti con la reazione dell’Uefa che minaccia di espellere i ribelli. Gravina, eletto nell’Esecutivo, minaccia di escludere i club italiani di Superlega. Arriva Infantino, che molti sospettano essere dietro il progetto, e difende la Champions. La Lega spagnola dice no con Tebas. Soprattutto reagiscono i tifosi inglesi e Downing Street. Di sicuro l’idea di mandare all’aria la Premier ha il suo ruolo. Incidenti per strada: la gente non vuole “il torneo dei ricchi” e minaccia i club. Il premier Johnson si oppone trascinando i politici europei. Risultato: in 48 ore si ritirano gli inglesi, poi Atletico e Inter, mentre il Milan resiste solo un po’ di più. Restano i tre ribelli: Real, Juve e Barça. Ma ammettono che “la Superlega non si può fare”.

IL RICORSO

—  

È solo l’inizio. L’Uefa impone ai 9 pentiti una multa complessiva di 15 milioni e del 5% dei proventi Uefa, più 100 milioni se cambieranno di nuovo idea, ma non può farlo con i ribelli che si sono rivolti al giudice spagnolo Ruiz Lara, pronto a emettere ordinanze “alla carta” per Florentino. Il tribunale si rivolge alla Corte UE, nel maggio 2021, per chiedere se quello Uefa sia un abuso di potere, se Nyon possa organizzare i tornei e gestirli economicamente.

la corte ue

—  

La Corte del Lussemburgo, nel luglio 2022, convoca infine l’udienza davanti ai 15 giudici (compresa l’italiana Rossi). Una ventina di Stati si schiera con l’Uefa, solo uno è contrario, è la Germania che poi cambia idea. Le schermaglie Uefa-Superlega hanno un nuovo interlocutore, la A22, l’agenzia dietro la quale c’è Agnelli che ha dovuto lasciare la Juve. Il 16 dicembre 2022 l’avvocato generale Rantos emette il parere (non vincolante) che dà ragione all’Uefa, affermando di fatto la “specificità dello sport” che permette a Nyon di gestire il calcio, e difendendo il modello sportivo europeo aperto, in cui tutti hanno il diritto di partecipare. Poco dopo, il primo avvocato Szpunar insinua qualche dubbio di legittimità rispetto al Trattato delle norme Uefa sui vivai.

la sentenza

—  

La Juve alla fine decide di abbandonare la Superlega: la nuova dirigenza fa due conti e si riavvicina all’Uefa, anche per le conseguenze dei processi su plusvalenze e stipendi. Restano sulle barricate Real e Barcellona. La Superlega s’è resa conto del fatto che il torneo chiuso non può esistere e cambia versione. Nel 2023 lancia un torneo aperto, tre serie da 20 squadre, con promozioni e retrocessioni: un misto tra il progetto del 2021 e la prima proposta di riforma Champions del 2019, bocciata da tutti i club perché “confermava” l’anno prossimo i primi 3 di ogni gruppo (24 su 32), limitando l’ingresso dai campionati: una Superlega mascherata. Intanto, l’Arabia Saudita scatena un nuovo torneo ultraricco, l’Uefa lancia la Champions a 36 e la Superlega dice di avere tanti club al suo fianco. Oggi la Corte UE decide come sarà il calcio, meglio, lo sport del futuro.

Precedente Inter-Bologna, le pagelle: Ravaglia super (8), Arnautovic da incubo (4,5) Successivo D'Aversa, veleno sulla squalifica in Inter-Lecce: "Quarto uomo protagonista"